Hai mai avuto un attacco di panico? Se l'hai avuto sicuramente te ne ricorderai.
Si tratta di una reazione della mente legata ad una paura molto intensa di perdere il controllo, di non riuscire più a gestire una certa situazione, fino alla paura anche di morire, accompagnata da sintomi fisici molto disturbanti.
Si può arrivare anche a sentirsi confusi, disorientati e storditi.
In quel momento la persona può arrivare a non essere in grado di comprendere bene cosa fare e talvolta l’unica reazione che riesce ad avere è la fuga; la fuga da qualcosa, senza riuscire a comprendere razionalmente cosa.
L’ATTACCO di PANICO può sopraggiungere in qualsiasi momento, anche mentre si stanno vivendo situazioni o si stanno compiendo azioni apparentemente semplici e banali, ma sempre in relazione a qualcosa che scatena nella persona una grande, improvvisa ed apparentemente inspiegabile sensazione di profonda insicurezza.
Esso sopraggiunge quando si stanno vivendo situazioni collegate a MEMORIE riposte nella mente più profonda, quella parte di noi che registra tutto come un "hard disk" da quando siamo nati.
Quando a livello cosciente riceviamo uno stimolo che va a "toccare" una di queste memorie cariche di energia emozionale, si scatenano paure profonde connesse a momenti ed eventi della vita, spesso dimenticati, ma il cui ricordo vive dentro di noi come una ferita.
Pertanto, nel momento in cui la persona affronta una situazione, anche in apparenza semplice e banale, che le ricorda e la ricollega ad un episodio della sua vita doloroso o traumatico, apparentemente dimenticato, ma carica di troppa energia emotiva, essa entra automaticamente in uno stato di profonda paura e di panico che genera inevitabilmente sintomi fisici come: respiro affannoso, palpitazioni cardiache, aumento della pressione arteriosa, a volte nausea, svenimento ed anche vera e propria paralisi.
LA PERSONA SENTE DI DOVER FUGGIRE DA QUALCOSA PER SALVARSI, MA NON SA COSCIENTEMENTE DA COSA. LA FUGA IN QUESTO CASO DIVENTA UN MECCANISMO DI SOPRAVVIVENZA.
Spesso questa reazione di FUGA può essere sostituita da una IMMOBILITÀ, la persona resta ferma, immobile e bloccata (effetto FREEZING).
Ad oggi la Medicina psichiatrica non ha particolari strumenti per contrastare e guarire questo tipo di disturbo. Il suo approccio è quasi esclusivamente caratterizzato dalla somministrazione di farmaci antidepressivi SSRI (Inibitori Selettivi della Ricaptazione della Serotonina) ed ansiolitici benzodiazepinici.
Questi farmaci intervengono più o meno efficacemente sui sintomi manifestativi del problema, ma naturalmente non vanno ad agire sulla sua causa primaria.
Inoltre col tempo la loro efficacia subisce una progressiva riduzione con la comparsa di effetti collaterali anche seri, che vanno dai disturbi fisici quali patologie gastrointestinali, squilibri metabolico-alimentari, a quelli più gravi come disturbi neurologici, quali capogiri, deficit di attenzione, e psichiatrici come insonnia, agitazione, aumento della depressione e dell’ansia, irascibilità, fino anche a pensieri suicidi.
Nei casi più estremi ed urgenti, purtroppo, l’approccio farmacologico non deve essere demonizzato e può essere ritenuto utile per contrastare il disturbo, almeno in una fase iniziale ed urgente.
È però assolutamente necessario che la persona cominci al più presto ad affrontare la patologia tramite un approccio diverso, più profondo e consapevole che vada a rimuovere all’ORIGINE le cause di questo disturbo che può arrivare ad essere causa di un vero e proprio abbassamento della qualità di vita.
Il lavoro da fare dovrebbe compiersi su due fronti:
1. Individuare e portare a livello conscio QUEL RICORDO, QUELL’EVENTO, quasi sempre dimenticato, che genera il sentimento di angoscia, per poterlo individuare, definire e rielaborare, LIBERANDOLO dalla carica emozionale attraverso una presa di coscienza che trasforma quel ricordo non più in una ferita dimenticata ma in un punto di forza.
Le sedute d'analisi servono a questo.
2. Imparare una Pratica Spirituale.
Non esiste solo la Mente, esiste anche l'Anima e lo Spirito; e per ricontattarli serve farsi strada tra le nostre identificazioni mentali praticando una disciplina regolare che possa aiutare la persona ad entrare in contatto col suo "Centro".
Chi le sperimenta tutto ciò scopre che la pratica diventa un vero e proprio rifugio quando si è in balia della mente e delle emozioni.
E tu, stai lavorando su te stesso?
Buona Fortuna
Lugi
Comments