Tanti “spiritualisti della domenica” non sanno neanche che cosa voglia dire questa parola. No, non sto parlando della spada per giocare alla scherma ma di una pratica spirituale vera è propria.
Facciamo un esempio: Immaginiamo di ritornare bambini, se andiamo a ripescare tra gli oceani della nostra memoria ricorderemo che ci piaceva regalare un fiore alla mamma, o un lavoretto preparato a scuola a papá, proprio in occasione della loro festa. Magari non era un granché, ma ci avevamo messo tanto amore per prepararlo, tanto impegno, ed era quell’amore e quell’impegno a rendere quel regalo davvero prezioso.
Così è quando facciamo un fioretto, un LAVORO dedicato a qualcuno, a una persona, a una divinità, alla propria anima, durante certi periodi dell’anno, quando la meditazione e la preghiera dovrebbero occupare un po’ più del nostro tempo ogni giorno.
È un Sacrificio, una rinuncia.
Ma ciò che conta davvero è lo SPIRITO con cui scegliamo di fare a meno di qualcosa che ci piace o a cui teniamo.
Se fin dall’inizio il nostro unico pensiero è quello di fare uno scambio con la nostra parte spirituale, allora non siamo sulla buona strada. Il Fioretto non è un “do ut des”, un fare qualcosa aspettandosi in cambio qualcos’altro. Non è una merce di scambio. Siamo noi a scegliere a cosa rinunciare, cercando nel nostro cuore qualcosa a cui teniamo veramente.
Non si tratterà di una rinuncia infinita, di solito i Fioretti hanno una durata, ma anche questo sta a noi stabilirlo. Nessuna imposizione, nessun obbligo. Solo, una volta che abbiamo deciso, dobbiamo essere fermi, costanti, altrimenti il nostro Fioretto perde valore.
È un gesto spontaneo, non mosso da un fine ulteriore, altrimenti sarebbe un ricatto, non un gesto d’amore!
Per molti è assurdo tutto questo, mi sento dire:
- perché rinunciare a qualcosa che mi fa stare bene? - Per chi poi? - Tanto io sono già Dio!
È una questione di Attaccamento e Identificazione!
Siamo troppo identificati col nostro corpo e troppo dipendenti dalle cose materiali. Per un breve periodo scelgo di distaccarmi per coltivare qualcosa che non si può misurare ma solo sentire.
Ciò che conta è l’atteggiamento del nostro spirito... se ne hai uno!
Ma a cosa dobbiamo rinunciare?
Al dolce preferito, a Facebook, a un’uscita con gli amici, a un oggetto a cui teniamo molto.
Anche fare piccoli servizi in casa, portare fuori l’immondizia, o sparecchiare la tavola, dedicare tempo a qualcuno che di solito diamo per scontato, come un anziano, una vicina un po’ noiosa, ma tanto sola.
O prendersi un po’di tempo in più per pregare o meditare ogni giorno.
Si dice: Più il sacrificio costa, più sarà gradito agli occhi di Dio.
Ovviamente non stiamo parlando di un Dio che gode perché tu gli dai la tua sofferenza, stiamo parlando che più coltiviamo la nostra parte spirituale più essa si rafforza.
Alcuni praticanti come me DIGIUNANO e chi ha fatto sua questa pratica non può più farne a meno. È un mezzo per entrare più velocemente in connessione con la propria Anima.
Buona preparazione
Comments