Noi umani ma sopratutto i praticanti del digiuno come disciplina spirituale, non possiamo fare a meno di prendere consapevolezza che dentro di noi esiste un ancestrale dovere o bisogno di nutrirci per mantenerci in vita.
Per vivere dobbiamo mangiare è legge.
Ma questa legge va a cozzare con una nostra parte morale, cioè per noi umani, mangiare non è solo un bisogno/dovere ma anche un piacere.
Quindi dentro di noi, sulla questione alimentazione, convergono due aspetti fondamentali:
il bisogno (come dormire, respirare ecc..) e il piacere.
Oggi molti dei miei allievi, finalmente prendono consapevolezza che prima di diventare dei praticanti non mangiavano per nutrirsi ma mangiavano soprattutto per soddisfare un piacere, e il più delle volte quel piacere non era altro che un'azione dovuta per colmare un vuoto.
Questo connubio tra dovere e piacere porta molti individui a vivere l'alimentazione con senso di colpa; molti fanno finta di non pensarci ma la questione ci guarda sempre dritto negli occhi e quando ne prendiamo consapevolezza non possiamo fare altro che fare ragionamenti del tipo:
Se mangio, vuol dire che qualcuno o qualcosa viene mangiato!
E se io mangio allora sono un Carnefice, mentre chi viene mangiato è una vittima!
Sentirsi carnefici ha generato persone altamente identificate in stili alimentari sempre più sottili ed ecco che oggi abbiamo il Vegetariano, il Vegano, il Crudista, il Fruttariano, per arrivare al più estremo che è il Respiriano (Che vive di prana preso dall'aria), tutte fasi che ho vissuto personalmente.
A parte che questi individui quando gli chiedi cosa mangiano rispondono: "io sono Vegano!" mostrando al mondo la loro identificazione ad uno schema dove l'idea predominante è che più non impartiscono dolore (facendo i carnefici) ad altri esseri viventi più ci si sente apposto con la coscienza, si acquisisce un'aura di santità, un salvacondotto che li fa sentire delle belle persone e superiori alle altre.
Ma siamo sicuri che tutto questo non faccia altro che rafforzare il nostro ego?
Io me lo ricordo benissimo come giudicavo male tutti quelli che mangiavano le "carcasse degli animali", me lo ricordo bene come il mio cuore si ottenebrava giudicando il prossimo.
Ma la mia ricerca interiore continuava e quando mi perdevo l'unica cosa che potevo fare è osservare la natura.
C'è una frase nel primo libro dei Veda indiani che dice: "In natura tutto divora e tutto viene divorato".
Questo vuol dire che l'Universo si auto fagocita e si rinnova continuamente.
Ma l'uomo? È fuori da tutto questo? Può soddisfare un dovere alimentare pareggiandolo col piacere? Può vivere in pace non sentendosi un carnefice?
La risposta a tutto questo sta nella nostra presa di consapevolezza di chi/cosa siamo.
L'Essere umano può mangiare tutto ma il cibo è anche alchimia, cioè ci aiuta ad avere delle trasformazioni dentro di noi.
Non esiste morale se osserviamo la natura perché è selvaggia ma esiste la legge di Causa ed Effetto.
Dobbiamo imparare ad osservarci sopratutto quando mangiamo e capire bene quali sono i cibi che ci fanno stare bene.
Può essere che sto bene mangiando vegano, come può essere che sto bene mangiando onnivoro, tutto dipende da come il mio corpo risponde, il corpo è il mio metro di giudizio e non la mente con i suoi schemi morali.
Finché siamo su questo piano dalle leggi naturali non si esce quindi l'unica cosa che possiamo fare è trovare la nostra alimentazione personale fuori da tutti gli schemi che la cultura moderna ci vuole etichettare per farci sembrare belle persone.
E ripeto per i mal pensanti, non sto dicendo di essere Onnivori, sto dicendo che dobbiamo ascoltare il corpo e se il corpo sta bene mangiando determinati cibi, io ho il dovere ancestrale di soddisfarlo, il resto sono solo schemi mentali che mi creeranno nel tempo delle compressioni emotive inconsce che prima o poi esploderanno.
Parlo sempre e solo per esperienza personale.
Buona Pratica
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