Nel FIlm "documentario" Matrix, Morfeus dice:
È un concetto difficile da assimilare a livello di "mente profonda" perché cadono troppe certezze su chi/cosa siamo o come è fatto davvero il mondo che conosciamo e a volte si può entrare davvero in una profonda crisi d'identità.
In realtà l'universo come lo conosciamo noi è buio e silenzioso.
La luce esiste perché esistono degli occhi ed un cervello in grado di decodificare dei segnali elettro magnetici in segnali luminosi; anche il suono esiste perché c'è un'atmosfera e un timpano che registra degli "urti" che il cervello decodifica in suoni. e così via per gli altri sensi.
Se tutto questo non ti sconvolge o a suo tempo non ti ha sconvolto vuol dire che non l'hai ancora assimilato.
Un vero praticante, che non cerca informazioni da Angeli, Trapassati, Alieni e da tutto il Pantheon del mondo astrale, arriva prima o poi al punto di sperimentare quello che nello yoga viene chiamato PRATYAHARA, o ritrazione dei sensi.
Quando si arriva sperimentare la chiusura di tutte le "porte" di accesso al mondo esterno, allora si percepisce il vero Sé.
"La Verità, la Realtà, il Sé, l'Atman, il Brahman, il Purusha, la Pura Coscienza
o in qualsiasi altro modo la si voglia chiamare NON PUÒ essere
annusata, assaporata, vista, toccata o udita.
Questi sono semplicemente i sensi (Indriya), che sono strumenti mediante i quali la Coscienza sperimenta oggetti esterni o interni.
Per conoscere il Vero Sé, è imperativo andare oltre i sensi.
Questo è chiamato ritiro dei sensi, o Pratyahara.
È un prerequisito per la meditazione avanzata.
(Yoga Sutra 2,54-2,55)
Quando prendiamo coscienza di tutto questo, finalmente capiamo come gli stimoli esterni ci CONDIZIONANO, ci MANIPOLANO e in base al nostro grado di identificazione con la mente possiamo reagire agli stimoli esterni in base ai nostri programmi installati.
Ecco il valore della Pratica.
Un'azione quotidiana che ci fa uscire dalla nostra bolla mentale per farci ricollegare alla nostra vera Essenza.
Può capitare che la mente possa fare un trabocchetto al Praticante, facendolo diventare un fondamentalista della "pratica", perdendo di vista l'obbiettivo finale.
Un pò come la famosa storia: «Quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito»
Chi non raggiunge questo stato di centratura, continuerà a girare a vuoto nel suo labirinto mentale cercando di modificare come meglio può i suoi programmi psichici, creando addirittura una personalità spirituale dove saprà a memoria i testi sacri ma non sarà mai uscito dalla sua bolla mentale.
Chi riesce a superare la mente e a ritornare nel suo Sé finalmente VEDE!
Buna Pratica
Luigi
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